Hermann Nitsch, il pittore dello scandalo

Cari lettori,

se seguite come noi le notizie inerenti al mondo dell’arte e dello spettacolo, avrete sicuramente sentito parlare di Hermann Nitsch e della petizione online per bloccare l’inaugurazione a Palermo della sua mostra “Hermann Nitsch – Das Orgien Mysterien Theater”, esposizione ritenuta scandalosa e irragionevolmente cruenta, che ha acceso un vero vespaio di polemiche attorno all’artista e alle sue tecniche. Ma cerchiamo di capire meglio chi è, questo artista.

Hermann Nitsch, viennese, già a partire 1957 concepisce, intimamente legato alla tradizione cristiana, il teatro dell’orgia e del mistero, il cosiddetto “Orgien Mysterien Theater”: una nuova forma di opera d’arte totale in cui, nel corso di sei giorni, si mettono in scena azioni reali e si coinvolgono tutti e cinque i sensi. Ideatore e fondatore dell’Azionismo viennese, è profondamente coinvolto nell’attività del gruppo a partire dagli anni ’60, incorrendo ripetutamente in problemi con la giustizia a causa delle sue forti provocazioni. La prima Aktion sperimentale, “Blood Organ”, si svolge nel dicembre 1962 a Vienna: un uomo è incatenato come se fosse crocifisso e viene coperto con un lenzuolo bianco. L’artista versa sulla sua faccia del sangue che si riversa sul lenzuolo.

Durante le sue performance – ad oggi oltre 120 – i primordiali istinti umani, che l’artista ritiene repressi dalle norme e dalle imposizioni sociali, riemergono prepotentemente: “Il colore della carne, del sangue e delle interiora era diventato importante – afferma Nitsch – Dominava il rosso. Il monocromatismo assunse un ruolo arcaico. Tutto si orientava verso il colore dell’estasi, della vittima del sacrificio, della passione, del sangue, della carne”. Il modo in cui il sangue (o il colore) si fissano sulla superficie del telo, scorrendo liberamente verso il basso, sarà lo stesso in cui negli anni seguenti Nitsch crea gli Shuettbilder, o “dipinti versati”, che caratterizzano la sua produzione. I motivi degli oli su tela sono assolutamente ricorrenti: non importa infatti l’originalità della rappresentazione, o la ricerca di elementi figurativi, ma piuttosto la ripetizione di un piano d’azione essenzialmente identico.

Nel corso degli anni il suo teatro di performance diviene via via più complesso: vengono utilizzati animali, come agnelli e vitelli, provenienti dal mattatoio e sfuggiti al ciclo della catena alimentare. Questi capri espiatori vengono sacrificati su croci lignee e sviscerati durante un rito di espiazione collettivo a metà tra simbologia cristiana e pagana. L’artista orchestra le performance al pari di un sacerdote o di un direttore sinfonico, il sottofondo delle Aktionen è infatti la partitura di sue composizioni, simili a litanie dei monaci ortodossi.

Alla fine degli anni ’80 inizia ad utilizzare anche altri colori rispetto ai consueti nero, rosso e viola. Del resto il percorso artistico di Nitsch, simile ad un cammino spirituale, non può fermarsi solo alla pittura: i dipinti versati sono molto simili uno all’altro, e, allo stesso modo delle azioni, comunicano l’intenzione di far vivere un’intensa esperienza esistenziale.

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Un modus operandi, quello di Nischt, che se da un lato affascina un numero sempre maggiore di persone, dall’altro accende senza sosta polemiche e dibattiti, fino addirittura alla movimentazione per boicottare i lavori dell’artista. La mostra, che come detto dovrebbe essere inaugurata tra qualche giorno a Palermo, è infatti già al centro di una petizione di Change.org che ha raccolto finora più di 54mila firme. I palermitani basano la loro protesta sulla Dichiarazione dell’Unesco del 1978, la quale all’articolo 10 afferma che“le esibizioni di animali e gli spettacoli che utilizzano gli animali sono incompatibili con la dignità dell’animale”. Nitsch ovviamente si difende e giustifica così i suoi lavori: “Io amo gli animali più di tutto ma sono un drammaturgo e lavoro ad una nuova forma d’opera d’arte totale e un drammaturgo non può non confrontarsi col tragico, con la morte”. “Comunque – aggiunge – ho acquistato la carne per le mie azioni nei macelli e gli animali erano già stati macellati a scopo alimentare prima della mia azione”. 

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Non la pensa così Gianluca Felicetti, presidente della LAV (Lega Anti Vivisezione): “(…) Ama gli animali? “Li ama così tanto, da (farli) morire. Sì perché non ci risulta che Nitsch sia vegano e che sia un’attivista per i diritti degli animali che mostra la violenza sugli animali, come facciamo noi animalisti, violenza che esiste eccome nella realtà, per farla concretamente fermare”. Gli fa eco il celeberrimo critico Vittorio Sgarbi, che non si risparmia dallo stroncare l’artista: “Cose viste e riviste da quaranta anni. Vecchie. Sempre le stesse. Con tanti meravigliosi esempi di artisti contemporanei che abbiamo, sono andati a ripescare proprio Hermann Nitsch (…). Il popolo fa bene a ribellarsi ma guai a censurare la mostra, altrimenti si ottiene l’effetto contrario, si fa il loro gioco. Ci sono artisti che hanno campato decenni con la censura. Che ne hanno fatto la loro cifra. La mostra va fatta. Tanto diciamolo chiaro, non credo ci andrà qualcuno”.

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I palermitani non sono stati però i primi a essere insorti contro l’arte di Nitsch. Lo scorso febbraio, infatti, un’altra petizione online ha bloccato la sua mostra in programma alla Fondazione Jumex di Città del Messico per la stessa motivazione. “No agli ‘artisti’ creatori dello stesso male su cui vogliono fare riflettere”, è una delle frasi conclusive della petizione che sta raccogliendo sostenitori ora dopo ora.

Per quanto noi di Come to the Art Side appoggiamo sempre l’idea di “fare” arte, questa ci pare davvero troppo estrema. Quello di sfatare i tabù  dell’uomo può essere un tema interessante da intraprendere artisticamente, ma anche nell’arte ci dev’essere un limite di buongusto che, se possibile, sarebbe meglio non sorpassare. E voi, cosa ne pensate?

fonti: http://www.boxartgallery.com; http://www.ilfattoquotidiano.it; http://www.altrimondinews.it; http://www.palermo.repubblica.it

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